Achilli: macchine per l’edilizia

di Domenico Chiericozzi

Quando nel 1950 Achilli Ercole fonda la sua prima impresa individuale, all’anagrafe ha solo diciannove anni. La mentalità e l’approccio alla realtà, si direbbe oggi, sono esattamente quelli di uno “startupper”. Alle sue spalle non c’è nessuno: banche, fondi d’investimento, finanziatori. Achilli Ercole di tutte quelle cose non sa niente, e non ne vuole sapere niente. Ha già una certa esperienza maturata in un’officina meccanica e un’idea precisa: realizzare delle macchine per il settore edile e portarle sui mercati internazionali. Ci riesce. Il risultato finale è che oggi l’impresa è la classica società familiare: padre, madre, figli. Tutti nei posti chiave dell’azienda in perfetta armonia. Con sede a Rimini in via Montescudo 148, la ditta Achilli oggi è una SRL attiva nella produzione di macchine per tre settori: marmisti, pavimentisti, edilizia. Con il 90% della produzione che, da sempre, varca i confini nazionali, negli ultimi anni il fatturato si è mantenuto costante nonostante gli effetti negativi di una situazione economica e di mercato non certo favorevoli. La crisi, certo, l’ha vissuta (come tutti), ma era “organizzata”. Ha saputo coniugare saggezza e lungimiranza, anche (e soprattutto) durante la fase di espansione del ciclo economico: dipendenti specializzati nell’assemblaggio, davvero cresciuti in azienda e con una rotazione del personale estremamente ridotta. E tutta una serie di collaborazioni e relazioni internazionali. Insomma, un’isola felice nella “nostra” Rimini.

Ma quella che stiamo per raccontare, al di là dei conti e delle strategie, è la storia di una famiglia unita che tratta con passione il proprio prodotto, ama il lavoro e apprezza, con una dose inusuale di sincerità, anche i propri clienti e collaboratori.

Dal “telex” al sito internet

“I nostri primi prodotti sono stati le levigatrici per pavimenti e le taglierine portatili per materiali edili – ci racconta aprendoci le porte dell’azienda Davide Achilli, 47 anni, figlio di Ercole, che in azienda ricopre il ruolo di presidente e legale rappresentante della società – Ancora oggi sono tra i nostri prodotti di punta e continuano a essere acquistati da una clientela fedele. Hanno avuto successo quasi immediatamente, in quegli anni, quando tutto iniziò. C’era il boom dell’edilizia. Ma per trovare i clienti giusti mio padre andò alla Fiera Campionaria di Milano (che negli anni ’60 e ’70 è stata un ”volano decisivo” del boom industriale, fiera che chiude i battenti nel 1985, ndr) dove realizzò i primi contratti con clienti arabi”.

La crescita senza mai abbandonare la tradizione

Oggi le levigatrici e le taglierine rappresentano la parte minore del fatturato. Non sono più il prodotto principale che oggi è invece costituito da un catalogo di numerosi modelli di macchine e attrezzature per marmisti, di valore più elevato che può raggiungere diverse decine di migliaia di euro a pezzo (nelle versioni più complete e performanti). Le macchine, allora come oggi, sono disegnate e assemblate nello stabilimento di Via Montescudo grazie anche al lavoro commissionato ad alcuni terzisti della zona. Un circolo virtuoso messo in moto già agli inizi degli anni ’70 con l’area produttiva da decenni sotto la responsabilità di Marco Achilli, 54 anni, diploma tecnico industriale, che ha sviluppato sul campo tutte le proprie competenze ingegneristiche, realizzando anche numerosi prototipi.

“Negli ultimi vent’anni – racconta Davide – la nostra azienda ha deciso di puntare sempre più in direzione di prodotti tecnicamente più avanzati. Al contrario di quelli più piccoli (come le taglierine e le levigatrici da pavimento, ndr) dove non è possibile innovare più di tanto, nelle macchine più importanti abbiamo potuto sviluppare tutta la nostra creatività e ingegno tecnico-produttivo. Uno dei nostri attuali punti di forza sta probabilmente nella capacità di personalizzazione dei prodotti; non dico che lavoriamo su commessa, ma quasi. Di rado si vende una macchina uguale all’altra. Questo rappresenta un punto di forza, poiché gran parte della nostra concorrenza difficilmente riesce a offrire un servizio del genere. E noi cerchiamo di usare questa nostra caratteristica come arma commerciale”.

Il 1980 è l’anno in cui avviene la costituzione della prima società familiare, la Achilli Ercole & C. snc, con l’ingresso ufficiale dei figli Marco, e poi Davide. Nel 1994 la Achilli Ercole snc diventa società di capitali: Achilli srl (l’attuale forma giuridica).

“Rispetto al passato è cambiato tutto – ricorda Achilli Ercole, classe 1931 – Allora era tutto diverso. La tecnologia è sicuramente l’aspetto positivo di oggi. Quando ero giovane io, c’erano grosse difficoltà a comunicare con l’estero, si usava il telex e per leggere i messaggi ci si doveva recare anche più volte al giorno nell’ufficio postale in centro a Rimini. Esportare era piuttosto complicato. Tutti i documenti dovevano essere in inglese. Si compilava tutto in modo semi-manuale senza i computer e gli strumenti tecnologici disponibili oggi. L’aspetto positivo, in quegli anni, era che ci si trovava davanti ad un mercato praticamente vergine. Si produceva in grosse quantità e in maniera standardizzata. Oggi molti dei vecchi mercati di riferimento sono saturi, e per incrementare le vendite, o anche solo per mantenerle a un livello soddisfacente, serve uno sforzo enorme”.

La presenza internazionale e la crisi

“Fino a qualche anno fa il nostro principale mercato di riferimento era quello statunitense – ci spiega Marco. Con l’avvento della crisi economica, che ha colpito pesantemente il settore edile e immobiliare, il nostro fatturato in quell’area è crollato in brevissimo tempo. Oggi però ci sono segnali di ripresa e pensiamo che ci siano le condizioni per tornare, anche se questo mercato è molto cambiato e, probabilmente, dovremo quasi ripartire da zero. Attualmente esportiamo soprattutto in Russia, Nord Africa, Paesi Arabi e alcuni paesi europei che sono sopravvissuti meglio a questi ultimi anni difficili”. Il dato delle esportazioni è al 90% del fatturato.

Una domanda sorge spontanea: e l’Italia, perchè no? “Ci abbiamo provato, ma ogni tentativo non ha prodotto risultati apprezzabili, probabilmente a causa della crisi economica che, in Italia, almeno nel nostro settore, ha colpito in modo più pesante, e anche per la specificità del nostro prodotto, più adatto a una clientela estera. Così, alla fine, ci siamo sempre più orientati in base all’impostazione originaria, con la quale siamo nati: guardando all’estero”.

Oltre a ciò, e alla flessibilità nella produzione, c’è stato anche altro? “Tra le impostazioni che abbiamo ricevuto dai nostri genitori c’è anche quella di non lavorare con i soldi delle banche. Questa è stata una linea di condotta imprenditoriale che abbiamo sempre mantenuto in azienda. Negli anni, gli utili conseguiti venivano sempre reinvestiti nella società, creando così una sana e buona ricapitalizzazione. Anche negli ultimi anni, questo ci ha messo al riparo da una quantità enorme di problemi finanziari che purtroppo oggi vediamo in diverse altre realtà aziendali. Più importante ancora è l’aspetto etico nella conduzione dell’attività: stiamo portando avanti un modello di gestione, tramandato dai nostri genitori, caratterizzato da trasparenza, onestà, prodotti di alta qualità e miglior servizio di assistenza per il cliente, e ciò ha permesso di costruire in tutti questi anni un’alta reputazione nel mercato e un’immagine di azienda sana, onesta, e affidabile. Questa è una caratteristica che ci ha sempre aiutato in ogni momento della nostra storia, e di cui andiamo fieri.”

Per il futuro che cosa prevedete? Una collaborazione produttiva in Brasile, paese che secondo le nostre stime ha un grosso potenziale nei confronti dei nostri prodotti.

L’epoca del telex è definitivamente tramontata? Certo, a breve sarà online il nuovo sito internet. Stiamo lavorando sui contenuti. Questo strumento è sempre più importante nell’ambito commerciale e marketing. Ci permette di avere relazioni e contatti diretti un tempo impensabili, se non a costi proibitivi. Per il resto è importante viaggiare, incontrare e conoscere i clienti e le loro esigenze.

Come sono i rapporti con l’amministrazione pubblica locale e con l’università? Con il Comune di Rimini non ci sono rapporti. Non sono mai stati necessari per svolgere la nostra attività. Quanto all’università, invece, non lo escludiamo per il futuro.