Abitare “green”

di Marzia Caserio

La via dell’argilla è quella da seguire. Insieme a paglia, muratura e legno. Una parte della rivoluzione nel campo della bioedilizia, almeno per ora, passa da quel materiale che da millenni viene utilizzato per capanne – come nell’antico Egitto – e per creare, nei secoli a venire, prodotti di vario genere. Oggi, ritorna più utile che mai nella costruzione di case mirate al risparmio energetico e al rispetto dell’ambiente, “garantendo allo stesso tempo alte prestazioni e alta qualità del comfort”.

A parlare è l’ingegnere Daniela Brighi che assieme al marito, il bioarchitetto Giovanni Sasso, nel 2000 ha messo in piedi a Rimini il primo studio di architettura incentrato sull’edilizia “green” a 360 gradi. Pannelli solari, sfruttamento dell’illuminazione solare, ceramica, calcestruzzo magro: sono questi alcuni degli elementi sempre più sfruttati dai riminesi e non solo dalle famiglie con maggiori disponibilità economiche, ma anche da coloro che vogliono risparmiare sulle bollette, prima di tutto.

Quest’ultima tendenza in salsa verde “ha avuto un picco negli ultimi anni. Se prima della crisi Rimini ha vissuto di rendita immobiliare, subito dopo il crollo delle Borse in molti si sono avvicinati a questo nuovo  tipo di mentalità”. Solo negli ultimi sei mesi del 2011, le richieste di interventi “eco” giunti alla SassoBrighi sono state quasi una ventina, con buone prospettive anche per il 2012.

Cosa desidera in realtà chi si rivolge a uno studio di bioarchitettura? “Molti arrivano da noi già a conoscenza dell’ ‘abc’ ma senza le capacità di sintetizzare in un’unica soluzione tutte le loro richieste. In cima alle priorità c’è il risparmio energetico, magari tramite fonti rinnovabili e l’utilizzo di materiali naturali come l’argilla, la paglia, calce, ecc…”.

Optare per una casa bio, vuol dire anche aggiungere qualche euro in più rispetto al budget di un progetto convenzionale con materiali sintetici e nessuna attenzione all’ambiente. “Bisogna tener conto di un 13% in più”, sottolinea la Brighi. “Ma un progetto di questo tipo va considerato in maniera organica, in una visione completamente integrata e solo così i costi di realizzazione saranno più bassi”. Basti pensare che una casa passiva, a zero impatto ambientale, riesce a risparmiare fino a 15 kw al metro quadro all’anno.

Un esempio che calza a pennello è quello del Bed and Breakfast SassoErminia a Secchiano, 100% naturale: 200 metri quadri di piccola sala convegni e un appartamento ospiti, realizzati in legno e balle di paglia. “La nostra sfida, in questo preciso caso, è quella di combinare un edificio storico già esistente ampliandolo con una costruzione di legno e paglia del tutto autonoma”.