A Rimini venti mila senza lavoro

I numeri, purtroppo, a volte sono impietosi, ma ci obbligano a non dimenticare  che dietro ognuno di loro si cela una persona in difficoltà. Perché il lavoro è il presupposto, oltre che della dignità, della libertà di ciascun individuo e l’impossibilità di soddisfare i bisogni quotidiani di fatto priva la persona della sue prerogative fondamentali (dalla libertà di comprarsi un pezzo di pane a quello di regalare un gelato al figlio/a).

Quindi, ancora più attenzione alle cifre. Oggi, in provincia di Rimini, se aggiungiamo ai 15 mila disoccupati ufficiali i lavoratori in mobilità, di fatto in procinto di licenziamento, i senza lavoro sono circa 20 mila: oltre il dieci per cento della forza lavoro, che diventa  tredici per cento tra le donne.  Sono le percentuali regionali più alte.

Numeri che non tengono conto, perché non compresi nelle statistiche, degli scoraggiati, cioè dei tanti, che dopo avere cercato invano, smettono perfino di inviare curriculum o di rivolgersi ai Centri per l’impiego. Considerando anche loro non è difficile immaginare che i senza lavoro, alla fine del 2013, potrebbero superare tranquillamente la soglia dei venticinque mila. Un numero mai toccato prima, che dovrebbe obbligare tutti ad un impegno straordinario.